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Auto di servizio tolte agli ispettori del Lavoro e assegnate ai "Papaveri" del Ministero

Roma -

Il Testo Unico sulla sicurezza, approvato  il 3 agosto scorso rischia di essere carta straccia se non c’è una netta inversione di marcia rispetto alle scelte economiche neoliberiste incentrate sulla riduzione del costo del lavoro, sulla ricerca del massimo profitto e della concorrenza senza limiti.


Qualsiasi battaglia contro gli infortuni sul lavoro risulterà vana se permangono le leggi attuali sulla precarietà che hanno aggiunto all’esercito dei lavoratori in nero l’enorme esercito dei precari e atipici, contribuendo così all’aumento degli omicidi bianchi, degli infortuni gravi e  delle malattie professionali, con conseguente lievitazione dei costi sociali stimati dall’Inail in oltre 40 miliardi di euro.


E qualsiasi battaglia sarà vana se non viene aumentato il numero dei controllori  in proporzione al numero delle imprese e se poi i controllori non vengono dotati degli strumenti necessari ad esercitare il controllo.


E’ ben noto che ciò non avviene, al di là di qualche operazione di facciata utile soprattutto alla propaganda politica.


Non è un caso, tanto per fare solo un esempio, che tutti gli Ispettorati del lavoro d’Italia sono stati privati, a seguito della Finanziaria, delle auto di servizio che permettevano agli ispettori di raggiungere aziende ubicate in zone impervie e non collegate, come spesso avviene in agricoltura e in edilizia.

Le auto di servizio, invece, restano in dotazione ai “Papaveri” del Ministero e ai direttori delle Direzioni Regionali del Lavoro che hanno compiti di carattere essenzialmente amministrativo, come ad esempio istruire le procedure per il conferimento delle “Stelle al merito”  da assegnare a lavoratori particolarmente meritevoli “in perizia, laboriosità e condotta morale”.

Evidentemente ciò è ritenuto dal Ministero più  importante  del rispetto per la vita e della lotta al lavoro nero.