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SANITA' LAZIO: RdB-CUB, BASTA FAR PAGARE LE TRUFFE AI CITTADINI ED AI LAVORATORI

Roma -

Dichiara Teresa Pascucci, della RdB-CUB Sanità Lazio: “La convalida dell’arresto del direttore amministrativo del S. Giovanni e di tre sindacalisti di Cgil Cisl e Uil conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che nella sanità pubblica le truffe legate agli appalti sono un sistema ormai strutturato, che travasa milioni di Euro dalle casse pubbliche a quelle di manager e direttori spregiudicati direttamente individuati e scelti dal Governo regionale”.

 

“Nonostante la RdB-CUB abbia presentato alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e alla Regione Lazio ben tre libri bianchi sulla sanità del Lazio - prosegue Pascucci – in cui viene ampiamente illustrato il sistema di affari in sanità, dimostrando attraverso atti certi l’origine del deficit sanitario ad opera di tutte le amministrazioni che si sono succedute nella nostra regione, degli indagati e condannati seguitano a dirigere le aziende sanitarie, pubbliche e convenzionate ed il piano di rientro continua ad essere pagato da cittadini e lavoratori. Su entrambi – sottolinea Pascucci - gravano l’aumento delle tasse ai massimi livelli, i ticket, le liste d’attesa e il taglio dei posti letto. Sui lavoratori inoltre si abbattono un pesante taglio al salario e condizioni di lavoro inaccettabili a fronte del blocco delle assunzioni”.

 

Conclude la sindacalista RdB-CUB: “Non pensi questo Governo regionale, Marrazzo in testa, di chiamarsi fuori con operazioni di facciata quali la costituzione della Regione Lazio come parte civile, esclusivamente strumentali ad una campagna elettorale già iniziata e completamente ininfluenti ai fini del risanamento del deficit e del miglioramento della qualità della sanità pubblica della regione. Come lavoratori della sanità non continueremo ad accettare il taglio del nostro salario e a subire condizioni e carichi di lavoro indegni: se costretti fermeremo la sanità del Lazio fino alla sospensione di un piano di rientro che si dimostra ogni giorno di più iniquo e vergognoso”.